COMPRENSIONE
Fase 1
Non capire niente. Cercare di rintracciare nella selva di suoni qualcosa di vagamente simile all’ordinata pagina del libro dei verbi regolari. Illuminarsi per un nome riconosciuto, per una congiunzione azzeccata, per una costruzione infinitiva.
Fase 2
Primi automatismi. Scardinamento della dinamica di comprensione ‘atomica’ per ascolto-scomposizione-traduzione-riassemblaggio: alcune formule standard di incipit e chiusura del periodo diventano magicamente un’unità semantica autonoma: ‘ho visto che…’, ‘non è un problema’, ‘chiedigli se…’, ‘attenzione prego’, ‘un’altra volta’. Allo stesso modo, riconoscimento delle strutture sintattiche anche senza comprensione del significato: imperativo, presente femminile, passato maschile, domanda, plurale, stato costrutto.
Fase 3
Individuazoine delle parole non conosciute. E’ un passo fondamentale perchè, districando dal mucchio di suoni quello nuovo e problematico, si può evincerne il significato dal contesto o, nei casi estremi, fermare la conversazione per chiedere di tradurlo.
Fase 4
Impossibilità di non capire. Come quelle immagini particolari che sono le scritte (su muri, cartelloni pubblicitari, libri, fotografie) non possono che essere lette, oltre che guardate, allo stesso modo arriva il momento in cui i fonemi ascoltati si dispongono immediatamente nella testa dell’ascoltatore a creare quel significato ‘extra-fonetico’ che diciamo essere il significato della frase. ‘Hai sentito cos’è successo?’, ‘Domani inizio alle otto’, ‘…allora lo chiamo stasera dopo cena’. Mozziconi di frasi della gente che passa, dei colleghi di lavoro, dei clienti, frasi a cui non prestiamo attenzione intenzionale ma che comunque interpretiamo: l’orecchio è ormai un organo di comprensione e non solo di ascolto.
PARLATO
Fase 1
Indicare gli oggetti e nominarli, ammiccando per trasmettere un’intenzione su di essi: ‘scarpa!’, ‘pane!’, ‘acqua!’, ‘computer!’.
Fase 2
Introduzione di connettivi logici tra i pezzi di realtà indicati dai nomi: ‘che’, ‘allora’, ‘ma’, ‘se’, ‘con’, ‘poiché’; primi successi nella coniugazione delle varie forme, siano esse le persone e i tempi dei verbi o i plurali e i singolari dei nomi.
Fase 3
Memoria fisica del significato. La lingua e le labbra vanno automaticamente a preparare il suono della parola richiesta, anche quando questa non sovviene: ‘mmm..’, ‘aaa..’, ‘kkkk…’. E’ un fenomeno spiazzante per noi che crediamo l’operazione di traduzione avvenire in un universo logico-semantico, in un ‘regno delle idee’ di significati compiuti e astratti, quando invece consiste in grande parte di imitazione e riflessi condizionati: tal significato, tal suono, come per i cani di Pavlov. Questi casi mostrano che la memoria inconscia e mimica, cioè dei muscoli attivati dal pronunciare la parola-significato, è qualcosa d’indipendente e spesso più viscerale della memoria cosciente.
Fase 4
Acrobazie perifrastiche. In mancanza di una parola le competenze linguistiche ormai acquisite permettono di sostituirla immediatamente con una descrizione definita, una definizione, un esempio, in accordo sintattico con il periodo (inciso, subordinata relativa o soggettiva). Nonostante sia un ottimo risultato, perchè estende i limiti comunicativi all’universo del ‘dire quasi la stessa cosa’, può risultare un meccanismo pericoloso per la memorizzazione di nuove parole, rimpiazzate da brutti quanto dispendiosi giri in tondo.