Sull’indole

‘Quando stavo sulla riva del mare, mi sembrava di vederlo arrivare, posare il bastone, scrollare la sabbia dai calzari e subito attaccare discorso. Doveva essere uno di quei chiacchieroni sempre a caccia di chi li stia a sentire e che non possono vivere senza un uditorio. Uno di quei comunicatori nati, sempre in moto, sempre in agitazione, che appena vedono o sentono qualcosa devono subito trasmetterlo agli altri, incapaci di tenerlo per sé. E’ la loro missione, la loro passione: andare, partire, appurare la verità e trasmetterla al mondo.

Questo genere di fervore non è molto diffuso. L’uomo comune non è particolarmente curioso. Visto che ormai è al mondo, gli tocca arrangiarsi: ma meno fatica gli costa, meglio è. Conoscere il mondo richiede uno sforzo che assorbe tutte le facoltà dell’uomo. La maggior parte della gente tende piuttosto a sviluppare le facoltà opposte: la capacità di guardare senza vedere e di sentire senza ascoltare. Quindi l’apparizione di un tipo come Erodoto, posseduto dalla passione, dalla smania, dalla fissazione di conoscere, e oltretutto intelligente e con il dono dello scrivere, diventa un evento di portata storica.

La carettereistica principale di persone del genere è quella di avere un sistema celenterico, di essere delle spugne che assorbono facilmente qualsiasi cosa e, altrettanto facilmente, se ne separano. Non tengono dentro niente oltre un certo periodo e, poiché la natura non sopporta il vuoto, devono sempre trovare nuove cose da scoprire, approfondire, assimilare, moltiplicare, ingrandire. La mente di Erodoto non è in grado di limitarsi a un solo evento o a un paese. E’ sempre in moto, sempre a caccia. Un fatto appurato e stabilito il giorno prima oggi non lo interessa più: deve subito rimettersi in cammino (partire), procedere, andare oltre.

Queste persone, così utili agli altri, in realtà sono infelici perchè sostanzialmente sole. Certo, nella loro continua ricerca di altra gente scoprono spesso in questo o quel paese persone simili a loro, di cui sanno tutto e che conoscono a fondo. Poi, una mattina, si svegliano sentendo che niente più li lega a quella gente e che niente li trattiene dall’andarsene il giorno stesso. Di colpo sentono il richiamo di altri lidi e di altre genti, e ciò che ancora ieri li appassionava oggi è diventato insipido e insignificante. Non si legano profondamente a niente, non mettono mai radici profonde. La loro empatia è sincera, ma superficiale. A chiedere loro quale tra i paesi visitati preferiscano, si sentono imbarazzati, non sanno che cosa rispondere. Quale? Un po’ tutti, visto che in ognuno c’è qualcosa di interessante. In quale vorrebbero tornare? Nuovo imbarazzo: non se lo sono mai chiesto. Quello che sicuramente vogliono è ripartire, rimettersi in pista. In fondo, non desiderano altro che viaggiare.’

da In viaggio con Erodoto, Ryszard Kapuscinski,

regalo da una persona che mi conosce.

Sculture di movimento nella rotonda degli autobus di Yotvata.

1 commento su “Sull’indole”

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